Ci è arrivata una lettera dalla riviera ligure, con un mittente che diceva: Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981) grande poeta e scrittore italiano, premio Nobel per la letteratura nel1975. E dentro c’earno queste famose e splendide poesie. Non potevamo attendere il 21 marzo, Giornata Mondiale della Poesia, giornata in cui il Corriere Pievese aprirà le sue colonne ai versi inviati dai lettori. Abbiamo fatto una eccezione, e forse altre ne faremo se lettere simili ci arriveranno nei prossimi giorni.
I LIMONI
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
Il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.
PORTAMI IL GIRASOLE
Portami il girasole ch’io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l’ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
NON CHIEDERCI LA PAROLA
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
LE OPERE
Ossi di seppia, Torino, Gobetti, 1925.
La casa dei doganieri e altri versi, Firenze, Vallecchi, 1932.
Poesie, Firenze, Parenti, 1938.
Le occasioni, Torino, Einaudi, 1939.
Finisterre. Versi del 1940-42, Lugano, Collana di Lugano, 1943.
Quaderno di traduzioni, Milano, Edizioni della Meridiana, 1948.
La bufera e altro, Venezia, Neri Pozza, 1956.
Farfalla di Dinard, Venezia, Neri Pozza, 1956.
Xenia. 1964-1966, San Severino Marche, Bellabarba, 1966.
Auto da fé. Cronache in due tempi, Milano, Il Saggiatore, 1966.
Fuori di casa, Milano-Napoli, Ricciardi, 1969.
Satura. 1962-1970, Milano, A. Mondadori, 1971.
Nel nostro tempo, Milano, Rizzoli, 1972.
Diario del ’71 e del ’72, Milano, A. Mondadori, 1973.
Sulla poesia, Milano, A. Mondadori, 1976.
Quaderno di quattro anni, Milano, A. Mondadori, 1977.
Altri versi e poesie disperse, Milano, A. Mondadori, 1981.