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Terremoto distruttivo tra Lazio e Marche. Ma quanto è alto il rischio sismico delle nostre zone?

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Il terremoto di ieri notte ha raggiunto i 6 gradi della scala Richter, paragonabile a quello dell’Umbria del 1997 che raggiunse i 6.1 gradi. Purtroppo le immagini di devastazione di quegli splendidi paesi montani erano tali che il numero provvisorio dei morti, di 38 circa, dato in mattinata di ieri, era chiaramente destinato non ad accrescersi soltanto, ma a moltiplicarsi. Oggi siamo infatti arrivati a circa 250 morti e non è prevedibile quando tale triste conta si fermerà.

La zona di Amatrice e Arquata del Tronto, a cavallo tra Lazio e Marche ma al confine anche con l’Umbria, con Castelluccio di Norcia che è pochi km a nord, se guardiamo bene la carta geografica non è poi così distante da Foligno e Sellano, che furono pressappoco l’epicentro del sisma del ’97 e si situa in perfetto asse tra quelle zone e L’Aquila, colpita nel 2009 da un altro devastante terremoto di magnitudo addirittura lievemente superiore.

A questo punto è lecito domandarsi quale sia la distribuzione del rischio sismico in Italia e in particolare nelle nostre zone. Guardando la carta italiana del rischio sismico è facile vedere che la zona appenninica, e in particolare proprio quella parte dell’Appennino centrale, sono tra le più a rischio d’Italia, in fascia 1, quella rossa.

Ma scendendo più nel particolare ho deciso di postare quest’altra mappa, più particolareggiata, dell’Italia centrale, con addirittura i comuni. Si vede in particolare Città della Pieve in alto a sinistra, che è l’unico comune della provincia di Perugia assieme a Todi ad essere in fascia 3, mentre il resto della provincia compreso il capoluogo è in fascia 2 o addirittura 1, in particolare sono nella fascia 1 più a rischio proprio le zone di Norcia, Cascia fino a Foligno e Spoleto. E’ facile notare che Castiglione del Lago, Paciano, Panicale, Piegaro e addirittura i comuni della vicina Toscana in qualche caso hanno rischio sismico 2 invece che 3, cioè superiore a quello di Città della Pieve, in particolare Chiusi, Cetona e Sarteano, mentre Chianciano e Montepulciano già sono anch’esse in fascia 3 come Città della Pieve. Ragionandoci sopra però è palese come tale distinzione a livello puramente “comunale” sia da prendere con le pinze, facendo intuire comunque che la nostra intera zona della Bassa Valdichiana-Trasimeno e Orvietano abbia un rischio medio-basso, compreso tra 2 e 3. Ovviamente ci sono zone d’Italia con rischio ancora minore, ad esempio l’intera Sardegna, molte zone del Nord e il Salento, nonchè qualche area costiera della Maremma, che sono a rischio sismico quasi nullo, ma la nostra è comunque una situazione ben diversa da quella delle zone appenniniche orientali. mappasismicalazioeroma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non per questo credo sia il caso di abbassare la guardia, ma semmai di orientare l’edilizia, da anni in crisi, sempre più verso le costruzioni antisismiche secondo le nuove normative e l’efficienza energetica, sia delle nuove opere ovviamente, sia, se possibile a livello architettonico e ingegneristico, di quanto è già stato costruito in passato. Questo è ovviamente un parere personale e non tecnico, poichè non dispongo delle competenze in merito.

Giaime Marchesini