Home Rubriche Cose scritte tra noi Selvaggia Vendetta

Selvaggia Vendetta

Condividi

La fantasia, la creatività dei bimbi è straordinaria. Qualunque notizia, immagine, una parola un colore, risveglia la loro immaginazione. E quindi giochi, scorribande, avventure. Bisogna solo sperare che da questa totale immersione nel mondo tra sogno e realtà, non nascano situazioni pericolose e che ogni cosa si diluisca in una specie di infantile “weltanschauung” e che semplicemente entri a far parte di un immaginario lungo gioco che potremmo chiamare: Prove di Vita.

——-

I due fratellini avevano visto alla televisione un documentario sulle popolazioni della foresta. Erano uomini di piccola statura dal nome strano, i pgmei. Vivevano di caccia e di ciò che la foresta offriva loro: radici, frutti. I cacciatori di questo popolo costruivano arco e frecce e con queste semplici armi uccidevano gli animali dei quali si nutrivano.

“Hai visto che è facilissimo costruire un arco, Marco?”

“Si ho visto, Claudio, basta avere un bastone e una corda.”

“Vedrai, Marco, dopo la lezione che le daremo ci lascerà in pace.”

Presero un coltello seghettato in cucina e andarono a tagliare un ramo dal cespuglio di corbezzoli in giardino. Giù nel garage si poteva lavorare in tutta tranquillità e poi lì sicuramente avrebbero trovato una corda per tendere l’arco.

Misero il ramo di corbezzolo tra il muro e il banco degli arnesi poi spinsero per piegarlo e legare le due estremità. Ma qualcosa non andò per il verso giusto ed il ramo scivolando mandò i due bambini a ruzzolare per terra.

“Ahia! Le mie ginocchia. Che male!”

“Zitto!” Intimò Marco che era il più grande dei due “Vuoi far venire qualcuno? Vuoi che ci scoprano? Bisogna stare in silenzio, che pensi, io non mi sia fatto male? Vedi che ho tutte le nocche sbucciate?”

Si rimisero all’opera con maggior impegno e più attenzione: uno piegava il ramo e l’altro legò lo spago. Nascosero l’arco e riandarono in giardino, tagliarono altri rami da vari arbusti, rami più sottili, adatti per farne frecce. “Ma alla televisione ha fatto vedere che le frecce erano avvelenate” disse Claudio “noi dove prendiamo il veleno?” “Lo prepareremo noi. Tritiamo un po’ d’erba.”

Ma ce l’abbiamo quell’erba velenosa in giardino?” “Uffa, di erba ce n’è tanta, sarà la stessa cosa, sempre erba è…”

Alla fine arco e frecce erano pronti. Per il veleno…senza tutto quel procedimento che avevano fatto i guerrieri…sarebbe bastato strofinare un po’ d’erba sulla punta delle frecce.

Recuperato l’arco, i due funesti marmocchi si appostarono dietro una pianta enorme di ortensia proprio sul vialetto che conduceva in garage: prima o poi la mamma doveva passare di lì.

“Gliela faremo vedere noi” disse Marco. “E’ vero” gli fece eco Claudio “sono stanco di tutti questi no. Tutto quello che è divertente non si può fare. Tutto quello che rompe le scatole bisogna farlo per forza.”

“Già”, riprese Marco, “così non si può più vivere. Domani sera ad esempio c’è il wrestling alla televisione, anche se finisce tardi io lo voglio vedere. Non sento ragioni.”

“Ed io allora? Alla mattina voglio dormire. A scuola ci voglio andare più tardi. Anzi non vorrei andarci per niente!”

Mentre i bambini attendevano giustificando la rappresaglia che stavano per mettere in atto ai danni della loro madre, sentirono il rumore del cancelletto: era proprio lei. I due cuoricini battevano forte. L’azione faceva salire una sorta di adrenalina. Erano pronti, di li a poco la mamma sarebbe comparsa. Così fu, la trappola stava per scattare. Marco strinse l’arco nella mano sinistra e prese nella destra una freccia che gli passò Claudio.

“L’avevi strofinata nell’erba per avvelenarla?” disse Marco. “No, me ne sono dimenticato” rispose il fratello. La punta della freccia fu strofinata con dell’erba che lasciò una tenue tinta smeraldina.

La donna si trovava ormai a pochi passi dai piccoli briganti. All’improvviso i due decisi guerrieri si lanciarono urlando a sbarrare la strada alla loro mamma che mandò un urlo dalla sorpresa e dallo spavento. Un attimo dopo tre sguardi si incrociarono. La mamma strinse al petto i suoi due bimbi ridendo sonoramente. Anche i due bambini risero e restituirono l’abbraccio. Poi passarono al gioco degli scienziati pazzi: c’era da preparare il laboratorio altrimenti dove facevano gli esperimenti?

Nunzio Dell’Annunziata