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Scusi: dove sta l’ufficio di informazioni turistiche?

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Chi è Pievese da “pietra serena” questa domanda se l’è sentita fare un sacco di volte nella vita ed introduce in modo perfetto l’ultima novità: ovvero i cambiamenti che l’Amministrazione Comunale sta mettendo in atto nella gestione del servizio di informazione ed accoglienza turistica.

Anche perché, chi non ricorda l’andirivieni della sede dell’ufficio degli ultimi anni che da fuori fu portato dentro alla Rocca Perugina (stoltamente) e che da dentro è stato riportato fuori?

E chi non ha ancora notato la congestione di insegne e pannelli di fronte alla Rocca Perugina creata dalla contemporanea presenza di una grande insegna distintiva in rosso applicata a muro duplicata, come per un delirio di evidenza, da un cartello verticale e triplicata dal pannello multilato?

Tutto ciò è evidente sintomo della ampia confusione e della lunga serie di incertezze che ha contrassegnato l’azione dell’Amministrazione Comunale nel tempo: e su questo credo che si possa essere d’accordo in tanti, magari anche all’unanimità.

Quello che dirò da qui in avanti potrebbe, invece, avere meno consensi ma lo dirò lo stesso.

Credo che deluderò, infatti, quelli che negli anni hanno straparlato dell’argomento e che hanno rinunciato ad fare qualcosa di concreto in merito per contribuire a risolvere il problema, ma hanno preferito chiudersi nell’onanismo di nuova generazione da social media.

Deluderò anche quelli che si aspetterebbero da me un intervento bava alla bocca contro l’Amministrazione Comunale attuale e deluderò anche l’Amministrazione Comunale se pensa di avere fatto il meglio di quello che si poteva.

Come vedete, non rinuncio a deludere proprio nessuno!

Prima di fare ciò, voglio ritrovare il consenso su un punto: a Città della Pieve non esiste la cultura del turismo e dell’accoglienza turistica.

Se non fosse vero, Città della Pieve sarebbe quella città turistica che vorrebbe essere ma che ancora non è.

E questo è il terreno nel quale nasce il problema e che impedisce una soluzione adeguata (e locale) del problema.

In forza di questo difetto di cultura, le Amministrazioni Comunali degli ultimi venti anni, considerata chiusa la stagione della Turistica (vi ricordate la Turisitica?) hanno deciso di cooperare con le altre amministrazioni del Trasimeno per risolvere l’esigenza della gestione del sistema locale di informazioni ed accoglienza turistica.

Ed hanno pensato di farlo nel solo modo che conoscevano: inventandosi una “cooperativa amica” cui affidare con i soldi pubblici (tanti, spesso addirittura troppi) il servizio che, fino a pochissimi anni fa veniva attribuito in maniera diretta e fiduciaria, senza l’esperimento di nessuna gara pubblica.

In questo, anche confortati dal fatto che, realmente, a livello locale la concorrenza nel settore ancora non esiste.

Questo conforto a favore di una cooperativa amica (che nel Trasimeno – Pievese ha avuto il nome di Vino d’oliva prima e di Lagodarte poi) nel tempo, si è trasformato in sconforto ed insoddisfazione grave dei risultati ottenuti a fronte della significativa spendita di denaro (dai 25.500,00 euro del 2008 ai 52.910,00 del 2013).

Tanto che, dall’affido diretto si decise (giustamente) di passare all’affido tramite gara pubblica.

Tale, però, era e rimane il livello di inesistente concorrenza locale, che chi si voleva far uscire dalla porta di servizio è rientrato dalla porta principale.

La Lagodarte, infatti, ha partecipato al gruppo di imprese ( R.T.I. Terra) riunitesi in occasione della gara ultima precedente che ha vinto e permesso alla “cooperativa amica di sempre” di continuare, pur rimanendo in secondo piano, il suo rapporto di fornitura.

Cosa è successo nel corso degli ultimi mesi?

Il contratto con Terra aveva scadenza al 30.06.2014 e non era possibile (nè conveniente) rinnovarlo: la presente Amministrazione Comunale ha, però, pensato di attivare un rapporto ponte sino al 31.12. 2014 direttamente con Lagodarte.

E qui sta il primo errore: se si riteneva che il rapporto storico non fosse più soddisfacente, perché lo si è rinnovato?

Il secondo errore, a mio avviso, (ma di questo ne avremo smentita o conferma sono tra qualche tempo) sta, da parte della attuale Amministrazione Comunale, nel credere di poter convenientemente addivenire ad una gestione congiunta del servizio con i comuni di Paciano, Piegaro e Panicale (e spero che ci riesca nell’interesse di tutti).

Per questa ragione la gara per il nuovo affido del servizio (alla quale, occorre dirlo forte, non ha partecipato nessun soggetto Pievese) ha previsto che esso duri solo fino ad aprile.

Capisco la necessità di chiarirsi le idee, ma temo che l’unica cosa chiara e fattibile non sia stata presa nemmeno in considerazione: ovvero trasferire il personale dell’Ufficio Cultura e Promozione Turistica dentro la Rocca Perugina.

In questo modo si risparmierebbero 40 mila euro l’anno e si gestirebbe in casa anche il front office di informazione turistica.

L’accompagnamento guidato si potrebbe affidare all’esterno, pagandolo con i 20 mila euro che annualmente vengono ricavati dalla vendita dei biglietti del circuito museale (anche di questo dovremo parlare) e del Teatro degli Avvaloranti.

In condizioni di normalità, di questa faccenda non si sarebbe nemmeno dovuto parlare perché, se esistesse a Città della Pieve una vera cultura del turismo e dell’accoglienza, gli imprenditori del settore avrebbero creato da soli un soggetto idoneo a rappresentarli e metterli in condizione da agire come azienda di soggiorno e promozione turistica.

E qui offro a tutti uno scoop: per passare dalla analisi alla costruzione del futuro, io sto lavorando affinchè ciò avvenga prima possibile.

Come andrà a finire la questione non lo so: nel frattempo auguro al nuovo gestore ed alla Amministrazione Comunale il miglior esito di questa nuova esperienza.

 

Lorenzo Berna

 

P.S.

Chi ha lavorato in questi anni come impiegato dentro l’Ufficio di informazioni turistiche lo ha fatto con abnegazione, spirito di sacrificio e sempre con il sorriso sulle labbra.

Ognuno di noi ha i suoi limiti, ma Fiorella, Stefania e Sara hanno spesso dovuto lavorare in mezzo a non poche difficoltà per tentare di superare anche i limiti di un sistema sballato.

Chi ha straparlato sull’argomento, non si è reso conto che loro erano vittime di questo sistema ed è stato grave averle additate come responsabili del suo fallimento.

Esse già pagano il prezzo della perdita di lavoro e non possono, in alcun modo, sentirsi addosso il peso di responsabilità che non hanno.

Chi, pur avendo potuto farlo, non le ha invece difese prima, adesso è bene che taccia.