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Risini “Lo dico onestamente, mi aspettavo una fase 2 diversa, con più organizzazione e strategia”

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RIFLESSIONI DA SINDACO SUL NUOVO DPCM 26 APRILE 2020
➡️ Non si possono chiedere solo sacrifici, servono più certezze. ⬅️

Ai tanti concittadini che mi hanno sollecitato a dare un parere sul nuovo Decreto rispondo qui, condividendo con voi una riflessione serale ad alta voce.

Ci sono punti del dispositivo che mi convincono ed altri decisamente no.
Ma prima di scendere nel dettaglio lasciatemi fare una premessa.

Dall’inizio di questa emergenza nazionale ho garantito, come è doveroso che sia, la mia piena collaborazione, fiducia e solidarietà al Governo.
Non ho espresso posizioni personali se non quello di auspicare maggiori aiuti e fondi per rispondere concretamente alle esigenze dei miei cittadini. Ma nonostante i Decreti “Cura Italia” e “Liquidità” le difficoltà e le preoccupazioni che mi vengono poste si stanno acuendo giorno dopo giorno sempre di più.

Noi Sindaci siamo qui in prima fila, il primo presidio sociale e democratico del nostro Paese e il Governo deve ascoltarci e darci risposte commisurate.

I Comuni hanno bisogno di un’iniezione di liquidità immediata, lo abbiamo chiesto tramite l’Anci e auspichiamo in una rapida risposta da parte del Presidente Conte.
Come abbiamo chiesto altresì, nella stessa missiva che domani pubblicheremo, un fondo per il sostegno agli affitti delle attività commerciali chiuse per Decreto e l’indispensabile sostegno alle famiglie che tornano a lavoro e che devono sapere come poter gestire al meglio i propri figli. Ai bambini, che sono i più colpiti da questa emergenza, chi ci pensa e soprattutto come?

Lo dico onestamente, mi aspettavo una fase 2 diversa, con più organizzazione e strategia, non una fase 1 bis, come è stata definita giustamente da molti.

A partire dal fatto che non comprendo perchè non si sia prevista la riapertura delle attività che riescono a garantire gli standard igienico-sanitari previsti.
Badate bene, non parlo di un “riapriamo tutto e via” ma se un gioielliere, tanto per fare un esempio, riesce a garantire entrate contingentate, distanziamento interpersonale, dispositivi di protezione ecc. su quali basi dirgli di no? Qual’è il criterio di selezione adottato?

Chi non era in grado di rispettare gli standard non riapriva, semplice.
Ma la stessa opportunità, in una fase 2, va data soprattutto alle piccole e medie imprese che sono veramente in ginocchio e che senza un riassorbimento dei debiti da parte dello Stato, maturati con questo lockdown, faranno difficoltà a rialzarsi.

Personalmente mi aspettavo un approccio sito-specifico per la strategia di ripartenza, che tenesse in considerazione le peculiarità delle zone che hanno praticamente azzerato i contagi, magari concedendo un minimo di discrezionalità alle Regioni.

E concludo, per non dilungarmi troppo, che la normativa genera una confusione e delle contraddizioni non necessarie.
È d’obbligo, inoltre, in questo particolare momento tenere in debita considerazione anche il fattore psicologico dei cittadini che hanno bisogno di avere prospettive chiare e rassicurazioni sul proprio futuro. Non si possono solo chiedere sacrifici, diamogli anche la speranza e la certezza che lo Stato c’è e si prenderà cura di loro, di noi.

Spero che il Governo accolga le nostre richieste sollecitamente e dia finalmente risposte più incisive e più strutturate.

Fausto Risini