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Rassegna: intervista a Carla Fendi “stendetevi al sole della cultura”

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«In Umbria investire in cultura conviene» = «Stendetevi al sole della cultura»

Carla Fendi confessa il suo amore per Spoleto fin dai tempi della grande intuizione di Menotti. La proprietaria della prestigiosa casa di moda lancia una sfida

 “Mia madre mi diceva sempre: tu semina. E poi ricordo spesso la celebre frase di Churchill: “la cultura è importante, altrimenti per cosa combattiamo?”

Carla Fendi semplifica così le radici della propria dedizione all’arte e alla bellezza. Con la sua Fondazione da otto anni è main partner del Festival dei Due Mondi. Considerata una «guida all’integrazione delle risorse pubblico-private», dallo stesso ministro per i beni e le attività culturali Dario Franceschini, quest’anno è stata investita anche del ruolo di presidente dei Mecenati del Festival di Spoleto, il gruppo di privati stretti attorno al direttore artistico Giorgio Ferrara.

Carla Fendi, sarà l’integrazione virtuosa tra risorse pubbliche e private a dare futuro alla cultura?

«Io spero che quel che è stato fatto a Spoleto in questi anni sia uno stimolo per tutti a lavorare in questo modo. Al di là delle piccole o grandi somme che ognuno può dare, abbiamo un grande patrimonio d’arte, non c’è altro Paese al mondo che ne abbia una concentrazione simile, tutti dobbiamo averne cura. Bene ha fatto il ministro ad istituire l’Art bonus e a promuovere la programmazione triennale: una scelta di grande intelligenza che ha permesso al Festival dei Due Mondi di fare un salto di qualità».

Perché proprio Spoleto?

«Spoleto perché è speciale. Ha un fascino unico, tocca le corde dell’anima. Un mio amico que- st’anno prenderà una casa per restare tutto il periodo del Festival con la sua famiglia».

Come succedeva nei primi anni della kermesse?

«Fu questa la grande intuizione di Gian Carlo Menotti: fare un Festival che includesse ogni forma d’arte. E ai figli va offerta questa opportunità, al di là delle vacanze al mare o in montagna, di farli camminare in queste vie e piazze a respirare cultura».

Il maestro Riccardo Muti lo scorso anno ha diretto a Spoleto in memoria di suo marito Candido Speroni. Come ricorda quell’evento?

«E’ stato indimenticabile. Eravamo preoccupati per le dimensioni contenute del teatro: ma lui ha insistito che il concerto si facesse al Caio Melisse perché, ci disse, non gli era mai capitato che un privato restaurasse un bene pubblico».

A proposito del Melisso. Dopo tré anni il restauro si è concluso?

«E’ stato un lavoro che ho sostenuto e seguito con amore perché non basta donare risorse, occorre curare ogni fase e per questo mi sono stati di grande aiuto Carlo Savi e Cesare Rovatti. Nei primi sopralluoghi c’erano fili elettrici sospesi e interventi impropri. Ora è tornato ad essere un gioiello e il 12 luglio consegnerò le sue chiavi al sindaco di Spoleto ma continuerò a controllare tutto. E, poi, qualche altro intervento lo farò».

La sua Fondazione sostiene anche l’opera inaugurale al Teatro Nuovo. Qualche esempio nel cartellone del Caio Melisse Spazio Carla Fendi?

«L’opera del filosofo francese Levy, “Hotel Europe”, e “Letter to a Man” di Wilson con Baryshnikov. Infine, l’installazione “Alla ricerca del Tempo perduto, Visconti-Proust” con la direzione artistica di Quirino Conti, sul film concepito e mai realizzato da Visconti sul romanzo di Proust».

Com’è nata l’idea?

«Giorgio Ferrara ci ha chiesto qualcosa su Visconti e, grazie anche al contributo di Caterina D’Amico che ha messo a disposizione il copione originale scritto da sua madre Suso Cecchi D’Amico con le note autografe del grande regista, sarà un viaggio affascinante nell’opera di Proust attraverso gli occhi di Visconti».

dal Giornale dell’Umbria