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Pieve Nostra 1967: il “Baciadonne” s’impone, le feste del Casalino , la Stamperia e il Tomaificio

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Continua la nostra cavalcata nella ripubblicazione del giornale “Pieve Nostra” che ci consente di fare anche una ricognizione su alcuni passaggi importanti della storia della nostra città. Con qualche problema di ristampa, come in questo pezzo di 1967. Come potrete notare ci sono alcuni buchi, alcune pagine saltate in qualche numero. Ce ne scusiamo, ma non è colpa nostra, questa è la fotocopia dei numeri che è giunta sino a noi. Controlleremo sull’originale se sono pagine recuperabili. Tra l’altro abbiamo sempre pensato, che una ristampa,. di questi numeri, in formato libro, avrebbe sicuramente l’interesse di molti pievesi e non solo.

Detto questo questo scorcio di 1967, sotto la direzione del nuovo presidente della Turistica, il dottor Bartolini e del nuovo direttore del giornale Vincenzo Mazzuoli è senz’altro più puntuale nelle uscite e conferma il cambio del passo effettuato. Pieve Nostra comincia ad essere con più forza interlocutore di tutti i problemi cittadini. E allora ecco il punto sull’acquedotto e l’annoso problema della mancanza dell’acqua d’estate. Ecco la grande attenzione alle prime iniziative del Terziere Casalino. Ecco il puntuale confronto sulla prima proposta di Piano Regolatore presentato dal Comune e dalla RPA. in una discussione che morirebbe di essere approfondita perché ruota attorno a problemi e scelte che ancora sono simili se no proprio identici a quelli tuttora irrisolti di oggi. ma parliamo di mezzo secolo fa. Il che è tutto dire. ma continua ad esserci uno spaccato minimo pure del paese, i promossi, la festa dei “Ragazzi in Gamba”, l’immancabile e imperdibile Pierino che questa volta va in campeggio a Badia Prataglia e i tentativi di ripresa del calcio dopo la crisi dei primi anni sessanta. C’è anche il “Vicolo Baciadonne” che appare sulla scena nazionale con un articolo su un quotidiano di Roma e lancia la sua sfida come strada più stretta d’Italia e la vince. C’è anche un trafiletto che potrebbe passare inosservato e che invece è un pezzo di storia pievese. La notizia della morte a Viterbo di don Luigi Perriccioli, ex rettore del Santuario della Madonna di Fatima. Fu uno dei sacerdoti piattini e più creativi, insieme a don Oscar Carbonari, della ricostruzione e del dopoguerra a Città della Pieve. dalla sue iniziative a favore dei giovani sono stati formati gran parte degli artigiani pievesi e gran parte di quello che poi diventerà il gruppo  dirigente delle DC locale. Non furono mai chiariti fino in fondo i motivi del suo allontanamento da Città della Pieve. E forse per questo non ha avuto quel riconoscimento che da un punto di vista storico meriterebbe. (g.f)