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Per Giovagnola e Capacci la fusione rafforza l’Umbria e le banche

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C’era una certa attesa per la conferenza stampa convocata da Crediumbria  questa mattina, presso la sede di Moiano. Attesa in vista della assemblea di sabato prossimo quando i soci della storica banca di Moiano, fondata negli anni ’50 del secolo scorso e  diventata una importante realtà del sistema creditizio regionale ed interregionale, dovranno decidere su un altro importante progetto di fusione. Quellocon la Bcc di Mantignana, una delle due consorelle, così si chiamano nel mondo del credito cooperativo, insieme a quella di Spello, più importanti della regione.

C’era attesa anche perché nelle ultime settimane diversi soci si sono attivati per contrastare questa fusione fino a costituire un “comitato” che ha inviato una lettera ai soci motivando il dissenso e a convocando una riunione, su invito, che si è tenuta a a Palazzo Corgna di Città della Pieve. L’argomento è diventato ancora più caldo quando a patrocinare questo comitato sono stati una delle figure più popolari della Chiesa locale e della storia della banca come don Augusto Panzanelli, i figli di due presidenti storici come Galeotti e Dionisi e alcune figure che per un lungo periodo hanno ricoperto ruoli di direzione e di controllo rilevanti all’interno della banca.

Partendo dai risultati del bilancio 2015 il presidente Palmiro  Giovagnola e il direttore Stefano Capacci hanno detto che quello di Crediumbria riporta dati in linea con le dinamiche positive già evidenti nel documento finale dell’anno scorso.

“Il patrimonio netto, vero baluardo della solidità di ogni banca, continua in una crescita costante,  nel corso degli ultimi 4 anni caratterizzati da una crisi senza precedenti, e meraviglia che la Banca sia riuscita ad incrementare la propria dotazione di capitale primario di circa un terzo rispetto ai valori di soli 4 anni prima. Il rapporto tra il proprio patrimonio e l’ammontare delle attività ponderate per il relativo rischio (CET1 ratio) ammonta al 31.12.2015 al 15,57% mentre risultava pari al 13,41% solo un anno prima.

Anche i prestiti effettivi erogati a consumatori ed imprese- hanno detto Giovagnola e Capaci –  mostrano per la prima volta negli ultimi anni, un sensibile incremento. L’incremento di 13,5 milioni di euro (+3,9%) assume una maggiore rilevanza se confrontato con il settore bancario nazionale, dove si è registrata una flessione dell’0,07% (fonte ABI) e testimonia la volontà della nostra Bcc di essere presente sul territorio e di assecondare questo modestissimo embrione di ripresa che nell’esercizio passato ha visto il ridestarsi – tuttavia in misura assolutamente insufficiente – dell’investimento immobiliare privato.

Sul fronte degli accantonamenti, la Banca, da tempo, persegue politiche di incremento delle relative coperture basandosi su criteri di prudente accantonamento di significative aliquote degli utili prodotti. Al termine del 2015 la copertura dei crediti deteriorati raggiunge il 38,20% in riduzione rispetto al dato del 2014 esclusivamente per l’effetto della cessione di 4,92 mln. di crediti a sofferenza; senza la citata operazione la copertura avrebbe raggiunto il 41% circa.”

Poi anche per rispondere alle domande dei giornalisti presenti i due dirigenti di Crediumbria hanno affrontato il tema del progetto di fusione ed hanno anche risposto alle obiezioni critiche che in questi giorni sono state condotte.

“Oggi la situazione economico-normativa nel settore del credito è in continua e frenetica evoluzione, ed ancor più in quello cooperativo che ha visto un recente provvedimento legislativo che impone grandi novità e altre   se ne attendono in un futuro molto ravvicinato. Tutto questo impone una crescita delle dimensioni delle banche in genrale – è stato precisato – ma ancora di più in quelle cooperative.”

Ma per Giovagnola e Capacci la convenienza di questa operazione va oltre. A loro giudizio “la fusione crea inevitabilmente “valore”, a seguito delle imprescindibili economie di scala e del risparmio di costi comuni. Risparmi determinati dal venir meno di uno dei due Consigli di Amministrazione e di un Collegio Sindacale, dal dimezzamento dei numerosi contributi associativi, dalla rimodulazione di una serie di oneri che non seguono proporzionalmente la crescita dei volumi, dalla re-internalizzazione di varie attività precedentemente affidate a lavorazioni esterne. Nel complesso – è stato rivelato – la somma di tutte queste leve gestionali porterà ad un risparmio di oltre un milione di euro all’anno, a partire dal primo esercizio completo 2017”.

“La nuova Banca guadagnerà in efficienza ed efficacia. La creazione di un’entità di 180 persone permetterà la creazione di un soggetto dotato delle migliori professionalità su tutti gli ambiti operativi e gestionali, raggiungendo – anche sui settori in cui le singole banche erano meno performanti – coperture dei ruoli adeguate e funzionali allo sviluppo dell’istituto.

“Questo permetterà risposte più puntuali e pronte alla clientela ed una maggiore capacità della nuova Banca di rispondere ad esigenze che per complessità e volume non potevano in precedenza essere oggetto di intervento. La nuova Banca diversifica, infine, territorialmente le proprie attività, circostanza questa di non poco conto per piccole banche come le bcc il cui destino è spesso intimamente legato a quello del proprio microterritorio”. BCC Umbria potrà spaziare tra Valtiberina e Ternano, così da poter cogliere le più diverse e migliori opportunità imprenditoriali che la regione sarà in grado di offrire.”

Poi è stato affrontato il tema che è stato segnalato dai critici della fusione, cioè lo stato di salute della Bcc di Mantignana. “Ogni fusione – hanno detto Giovagnola e Capacci – porta necessariamente alla mediazione tra differenze; la fusione tra Crediumbria ed il Credito Cooperativo Umbro non sfugge a questa regola. Dalla risultante dei due diversi livelli di capitalizzazione al 31.12.2015 di Crediumbria (CET1 ratio 15,57%) e del Credito Cooperativo Umbro (CET1 ratio 12,02%) la nascente Banca avrebbe presentato al dicembre 2015 un CET1 ratio pari al 13,75% ed un Total Capital ratio del 14,50%, leggermente inferiore alle medie di sistema del credito cooperativo (16,6%) ma comunque quasi doppio rispetto ai livelli minimi di legge del 7%. Con lo stesso meccanismo si mediano altri importanti indicatori gestionali quali l’incidenza dei crediti deteriorati, la produttività dei dipendenti ed il costo per le coperture dei crediti deteriorati. Anche alcune sofferenze acquisite da BCC di Mantignana in una fusione di qualche anno fa sono state ridotte notevolmente e rese ininfluenti riguardo alla solidità della banca stessa”

indici di solidità

Indici “Capital Ratio” delle due banche interessate alla fusione

indici di solidità 2

Indici “Capital Ratio”delle maggiori banche italiane e della futura banca

Rispondendo poi alle obiezioni sulla governance Presidente e Direttore hanno proseguito dicendo che

 “Quanto alla nascente governance, i Consigli di amministrazione non votano su base territoriale: un Consiglio che racchiuderà il meglio delle due banche sarà la migliore garanzia di successo dell’intero progetto a tutela dei soci, dei depositanti e di tutti i portatori di interessi”.

Tornando alla crucialità dell’operazione Giovagnola ha ricordato le prime indicazioni contenute nelle Linee Guida che la nuova capogruppo del Credito Cooperativo sta predisponendo. Si parla di 7000 esuberi su 37000 dipendenti, si parla di riduzione di Federazioni , di riduzione di sportelli, si fa una stima per cui nel nostro paese su 376 Banche di Credito Cooperativo, ne resteranno 100. Noi vogliamo prepararci a questa sfida, perché con la operazione che facciamo saremo dentro con un diverso potere e un diverso rapporto di forza. “

C’è stato tempo anche per parlare di alcune novità su cui la banca  sta lavorando e che danno il segno del cambiamento necessario e nello stesso tempo imposto dai processi di innovazione.

“L’esempio di come si muovono le cose è anche la “filiale remota ”così viene chiamata quella che stiamo predisponendo a Sant’Arcangelo dove sperimenteremo un rapporto tra cliente e banca tutto automatizzato. Del resto già oggi, tramite l’home banking, una grossa fetta della clientela, viene in banca, fisicamente, molte meno volte di prima, a cominciare dalle aziende.”

“E comunque – ha aggiunto Giovagnola – oggi qui a Moiano abbiamo 65 dipendenti. A Moiano resterà la direzione operativa della nuova banca. A Perugia in centro ci sarò solo la sede legale. Qui da noi verranno a lavorare altre 25 persone.E anche per quanto riguarda la composizione del consiglio, mentre la Presidenza sarà espressa da Credieumbria e la direzione dal Mantignana, il consiglio sarà composto da 13 membri 7 espressi da Mantignana e 6 da Crediumbria, Nello stesso tempo il Comitato Esecutivo, organismo sempre più importante vedrà la composizione rovesciata con 3 membri su 5 nominati da Crediumbria.”

Giovagnola e Capacci hanno infine risposto anche ad alcune domande sulla situazione economica della zona e sul loro giudizio sul sistema locale delle imprese. Ma di questo parleremo in altra occasione.

g.f