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Paolo Scandaletti “Da uno dei monasteri più longevi, a Città della Pieve, una rivista che raggiunge tutto il mondo”

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E’ uno dei più ambiti e longevi, con quasi una trentina di monache di ogni parte d’Italia. Molte laureate, ingegnere compreso, hanno scelto la clausura in età ben adulta. Alcune dopo aver esercitato libere professioni o amministrato aziende di famiglia. Si occupano dell’autogestione della casa e si mantengono grazie alle offerte dei benefattori e svolgendo lavori per l’esterno (scrittura di icone, decorazione di candele, ricamo, lavori in cuoio e di falegnameria, lavori al computer…).

Obbedienza alla Madre Badessa, eletta dalla comunità per tre anni, che poi torna ai servizi anche più umili, sulle orme di Santa Chiara. Di tanto in tanto può venire chiesta qualche ‘trasferta’ per rivitalizzare monasteri in crisi di vocazioni o con età media troppo avanzata.

Leggono i giornali e in casi eccezionali guardano i tg, hanno una consistente biblioteca, escono per votare o farsi curare all’ospedale o dal medico quando occorra. La loro chiesa è aperta al pubblico e la domenica alle 8 vi si celebra la Messa parrocchiale, animata dal loro canto soave. Ricevono in parlatorio parenti e amici, anche persone in crisi di fede, provate da guai personali o di famiglia. Coi loro volti sereni e sorridenti.

Il Monastero francescano, fondato nel 1252, un anno prima che morisse santa Chiara, ha avuto come tanti altri una storia travagliata: monache povere separate e con ruoli diversi da quelle di famiglia agiata (che spesso finivano in clausura per lasciare indiviso il patrimonio familiare), lotte tra le famiglie nobili per ottenere alla loro esponente il ruolo di badessa, per la gestione delle 80 fattorie agricole, il vessatorio periodo napoleonico, vescovi e clero tendenti a dettare ordini fino in casa loro, e infine, dopo le soppressioni, il ritorno pieno all’autentica vita clariana, caratterizzata dall’“altissima povertà” e dalla vita in fraternità.

A otto secoli dalla fondazione, questo Monastero è diventato un’attrazione per donne forti e libere, consapevoli e determinate nella loro scelta di vita, proprio come Chiara. Se ne ha la netta percezione alla pronuncia dei voti solenni, la felicità con cui rispondono all’interrogatorio del loro Vescovo, ora del cardinale Bassetti.

Da questa Casa di Città della Pieve, per molti versi rappresentativa dei monasteri italiani femminili, esce la rivista Forma sororum, sulla quale scrivono vescovi e religiosi, sorelle di tutti gli Ordini e provenienze, studiosi, letterati e storici, destinata a raggiungere tutto il mondo. La rivista si presenta con 64 pagine ogni due mesi, copertina sempre uguale con sottotitolo “lo sguardo di Chiara d’Assisi oggi”. L’interno, splendido nelle illustrazioni, esprime una cultura alta della vita contemporanea, letta con il filtro della loro spiritualità, arricchita di citazioni poetiche e letterarie di ogni provenienza.

Paolo Scandaletti