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La Regione Umbria chiede più autonomia e guarda alle Marche. Ma a noi conviene?

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In una nota che riportiamo in seguito, l’assessore regionale Bartolini esprime la sua soddisfazione per l’approvazione on consiglio del documento sull’autonomia regionale e aggiunge “che tutti sono consapevoli della necessità di portare avanti questo percorso e di condividerlo anche con le Regioni vicine all’Umbria, in particolare le Marche.” Prima ha indicato isettori in cui dovrebbe valere la maggiore autonomia: beni culturali e paesaggio, ambiente, governo del territorio, turismo, diritto allo studio, formazione ed istruzione, università, sviluppo economico, sanità e welfare.” Praticamente tutto. Manca la politica estera e la possibilità di dichiarare guerra.

Prima obiezione. Ma alla luce degli ultimi anni e delle ultime legislature, alla luce dei risultati raggiunti, in molti settori a cominciare dalla situazione economica e dalla sanità in alcuni territori, che ci vede sempre più nella parte meridionale del paese, è opportuna e conveniente questa maggiore autonomia da dare alla Regione?

Qualcuno potrebbe dire è un problema di chi guida la Regione, cambiata la guida cambieranno i risultati. E questo in parte ci può stare. Ma c’è anche, per quanto riguarda l’Umbria, un problema di dimensioni. Dimensioni che non consentono di competere con le altre regioni più grandi ed avanzate. Tanto che si fa un riferimento alle regioni confinanti. Ma allora visto che si fa riferimento alle Regioni confinanti, perché citare soltanto le Marche e non la Toscana e magari il Lazio? Da una scelta di questo tipo, per intenderci pro Marche, il nostro territorio verrebbe ulteriormente emarginato e penalizzato. Per nostro territorio intendo tutta l’area del Trasimeno Pievese e dell’Orvietano. Che ne pensano le forze politiche locali? Tutte, le forze politiche locali, dal momento che il voto è stato unanime? Sulla seconda parte del comunicato quello relativo alla “regione leggera” e alla “regione benchmark” (si fa riferimento alla sanità), torneremo in seguito.

Gianni Fanfano

Segue il comunicato dell’agenzia regionale.

(aun) “Sono molto soddisfatto del dibattito e del voto unanime con il quale l’assemblea legislativa ha approvato la proposta di risoluzione che chiede alla Giunta di attivarsi presso il Governo per ottenere una maggiore autonomia regionale. Autonomia che dovrebbe riguardare beni culturali e paesaggio, ambiente, governo del territorio, turismo, diritto allo studio, formazione ed istruzione, università, sviluppo economico, sanità e welfare” L’assessore regionale alle riforme Antonio Bartolini commenta così l’esito del dibattito che si è tenuto oggi, martedì 19 giugno, in Consiglio Regionale.

“Mi pare – ha sottolineato l’assessore – che tutti sono consapevoli della necessità di portare avanti questo percorso e di condividerlo anche con le Regioni vicine all’Umbria, in particolare le Marche. Adesso siamo pronti a presentare l’istanza al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per gli affari regionali e dunque attivare il Governo nei sessanta giorni successivi al ricevimento. E resta ovviamente valida la proposta di istituire un Tavolo comune tra le Regioni interessate e il Governo.

Per anni il leit – motiv che ha contraddistinto l’azione regionale è stato quello della “regione leggera” – ha ricordato l’assessore Bartolini – Questo obiettivo è stato raggiunto mediante la diminuzione degli assessori e dei consiglieri regionali; la drastica riduzione dell’apparato regionale e delle sue agenzie; il contenimento del numero delle società partecipate; la riforma delle province; la liquidazione delle comunità montane; l’accorpamento delle aziende sanitarie; l’abbattimento dei costi della politica.

Dalla “regione leggera” ora bisogna però passare alla “nuova regione”, visto che oggi le regioni appaiono come macchine bloccate, e molti di questi blocchi vengono dal rinvigorito centralismo che taglia risorse ed aumenta il proprio peso di decisione sulle politiche regionali. Questo – prosegue Bartolini – è un dato che ha contribuito a spingere le regioni del Nord a chiedere un nuovo patto con lo Stato centrale. Alcune (quelle del lombardo-veneto) hanno imboccato la via referendaria; altre (l’Emilia-Romagna) la strada costituzionale individuata dall’art. 116 della Costituzione”.

L’art. 116 prevede, in sostanza, che le Regioni possano ottenere una maggiore autonomia legislativa ed amministrativa su materie di vitale importanza per i territori, quali beni culturali e paesaggio, ambiente, governo del territorio, turismo, diritto allo studio, formazione ed istruzione, università, sviluppo economico, sanità e welfare. “L’Umbria – afferma l’assessore – ha i conti a posto e può, dunque, sedersi al tavolo dell’art. 116 con l’obiettivo di avere una Regione più semplice e competitiva, mettendo l’autonomia come leva dello sviluppo e della semplificazione. L’Umbria non ha bisogno e non vuole un aumento indiscriminato di competenze, ma una “autonomia selettiva” messa al servizio di grandi obiettivi programmatici in cui si pone come territorio di eccellenza (c.d. regione benchmark). L’“autonomia selettiva” dovrà, dunque, riguardare le eccellenze del territorio in modo che la concessione di nuove funzioni porti a risultati tangibili, misurabili nel breve medio periodo, in termini di sviluppo culturale ed economico della Comunità regionale”.