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La foresta che suona e parla, capolavoro d’impresa, è tra Piegaro e Città della Pieve

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 Da il Messaggero Umbria di Fabio Nucci

 “La foresta che suona, capolavoro d’impresa” Un docufìlm per raccontare una dinastia di imprenditori che da quattro generazioni rappresenta qualità, design, innovazione e sostenibilità nell’industria del legno. La famiglia Margaritelli dal 19 febbraio è protagonista su Sky Arte di Genio e naturalezza, il documentario della collana “Industriai design. Capolavori d’impresa” che l’emittente dedica alle aziende che rappresentano l’eccellenza italiana nel mondo. Una storia fatta di tecnologia, quella del Listone Giordano, brevetto che ha rivoluzionato le pavimentazioni in legno, ma anche di legami col territorio e rispetto per la natura.

Andrea Margaritelli è il Brand manager del gruppo che, tramite la fondazione Giordano, gestisce anche la foresta di Piegaro, unico sito italiano che ospita un sensore per il monitoraggio dei cambiamenti climatici.

Perché Sky Arte ha scelto voi?

“Ritengo siano stati incuriositi dal rapporto che siamo riusciti a instaurare tra genialità e natura, da questo intimo rapporto con i valori territoriali: i valori di un rapporto e equilibrato tra uomo e natura, un legame intimo e autentico con l’ambiente”.

Ne l’Umbria, ne un’azienda del legno di superficie erano stati protagonisti finora di “Capolavori d’impresa”

«Siamo stati felici di portare il nostro contributo, mostrando che si può generare innovazione anche quando si hanno a disposizione due dimensioni come quelle delle superfici. Abbiamo aperto l’azienda e ci siamo lasciati ritrarre in questo dialogo tra natura e ambiente. Con noi collaborano progettisti di fama mondiale come Michele De Lucchi, Patricia Urquiola o Matteo Thun».

La sintesi natura, innovazione e tecnologia ben rappresenta il vostro vantaggio competitivo

«Lo sentiamo come il nostro punto di forza, non potremmo essere gli stessi se non avessimo i piedi saldamente piantati nel territorio italiano; il fatto distare nella nostra regione fornisce ai nostri prodotti un carattere particolare. Mentre le parlo sono in ufficio e fuori vedo un campo verde con dei cavalli che pascolano e delle vigne a coltivazione biologica. È un privilegio fare industria di produzione in un comprensorio paesaggistico di questo tipo»

Che talvolta può rappresentare un vincolo…

«Potrebbe, perché si può apparire più isolati rispetto alle grandi vie di comunicazione, rispetto ai grandi distretti industriali. Ma ha anche dei vantaggi: questo territorio costituisce una linfa vitale per un modo di pensare che si riflette sui prodotti e per noi è un punto di forza. “Natural Genius” l’espressione con cui abbiamo chiamato l’evento di presentazione del docufìlm (al Giò Wine e Jazz Hotel di Perugia, accompagnato dal concerto di Danilo Rea, ndr) sono le due parole chiave».

A testimonianza di questo rapporto attivo col territorio, la vostra Fondazione custodisce a Villa Spinola il “Bambin Gesù” del Pinturicchio e a Piegaro una foresta

«Cultura e ambiente sono due cose collegate tra loro. La fondazione no profit Gugliemo Giordano, costituita nel 2000 in onore del professore con cui abbiamo condiviso il brevetto Listone Giordano nel 1984, lavora su temi legati all’arte e all’architettura. Ma non dimentica di eviden ziare il fatto che il legno è uno dei pochi materiali col quale si può costruire che è inesauribile (provenendo da acqua e sole); se solo si avesse l’avvertenza di fare una gestione forestale sostenibile». Qual è la vostra visione di sostenibilità? «Una visione che guarda al passato, perché per coltivare una foresta di rovere ci vogliono 150-200 anni e serve la consapevolezza storica che si sta ereditando un materiale custodito per 7 generazioni. Dall’altro, una gestione forestale sostenibile significa regalare futuro al pianeta, perché dalle foreste dipenderanno le possibilità di assorbire anidride carbonica e di contrastare i cambiamenti climatici. In Umbria, grazie alla Fondazione, ospitiamo la foresta di Piegaro-Città della Pieve, un’eccellenza intemazionale di gestione forestale sostenibile che la nostra famiglia coltiva da generazioni. Ognuna ne ha piantata una è avvenuto nel ’69 da parte di mio padre e noi lo abbiamo fatto nel 1999 piantando oltre 22.000 alberi in gran parte querce provenienti dalla Francia».

Cos’ha di particolare questa foresta?

«È certificata secondo i due standard intemazionali più importanti di gestione forestale sostenibile (PEFC e FSC). È una sorta di laboratorio a cielo aperto di cultura ambientale, aperto alle visite, alle scuole».

È diventato un luogo di divulgazione della sostenibilità

«Non a caso è al centro di due importanti iniziative, una di carattere più scenografico, culturale riguarda la sperimentazione della “foresta che suona” proposta con Federico Ortica, sound artist perugino che ha messo in risonanza gli alberi, realizzando un concerto facendo provenire il suono direttamente dalle piante. L’altra iniziativa è un esperimento scientifico condotto con Riccardo Valentini (professore che nel 2007 era nel panel di scienziati che ha ricevuto il Premio Nobel per la pace) e Antonio Brunori che nella foresta hanno realizzato l’unica rete italiana di monitoraggio del cambiamento climatico attraverso i parametri vitali di una foresta. E l’unico sensore in Italia di una rete mondiale e ospitarlo in Umbria è stato un elemento che ha avuto grande visibilità, un elemento di sostanza più che di immagine”