Home Argomenti Politica La chiusura dell’Ospedale pievese vista dall’Alto Orvietano

La chiusura dell’Ospedale pievese vista dall’Alto Orvietano

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Parrano. Una chiusura imprevista che ha lasciato tutti scioccati. Mi riferisco alla notizia della chiusura del Pronto Soccorso a Città della Pieve. Che in data 1 marzo 2017, ha smesso di vivere. Il cotanto avviso è stato affisso il 24 febbraio 2017. Senza dare tempo a tutta la popolazione residente e non, di venire a conoscenza della chiusura. Un fatto gravissimo, visto che di mezzo c’è la salute delle persone.

Dell’ospedale Beato Giacomo Villa, già ci si aspettava da anni la serrata. Ma del Pronto Soccorso, nessuno aveva mai detto una parola. Dal giornale “Il Comune”, giornale locale pievese. La Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, nel suo fugace appuntamento con i pievesi. Parlò nel lontano 2014, dopo la sua rielezione, del riassetto del nosocomio, e della sua rivalutazione a Casa della Salute. Con la trasformazione da ospedale ad una casa di riposo e riabilitazione. Ma aveva parlato pure di un potenziamento del Pronto Soccorso. Invito tutti a cercare gli articoli con codeste parole.

Non voglio essere demagogico. Come invece adesso sono alcuni esponenti politici locali. Sta bene che nel riassetto del servizio ospedaliero e assistenziale, un piccolo centro, come è diventato negli anni quello di Città della Pieve, possa perdere uno dei suoi capisaldi. Ma non sta bene che con esso perdiamo, il Centro Ictus (uno dei più rinnomati in Italia). Ed il Pronto Soccorso che si occupava delle piccole emergenze e faceva da intermediario nelle circostanze più gravi, con gli ospedali più accessoriati. Rimane solamente, come ha detto l’Assessore allo Welfare, Barberini, il 118.

Bisogna ricordare che il bacino di utenza del Pronto Soccorso di Città della Pieve, non sono soltanto i pievesi, ma vi sono da contare pure i cittadini dell’orvietano e quelli di Chiusi. Era un centro nevralgico tra la Val di Chiana e le terre dell’Alto Orvietano. Basti pensare ai tempi brevi di percorrenza per recarvisi. I cittadini di Monteleone d’Orvieto, Montegabbione, Fabro e Parrano, impiegano il doppio del tempo per raggiungere l’ospedale di Orvieto. Tempo che in molti casi può essere determinante. E quasi il triplo per giungere all’ospedale di Santa Maria della Misericordia (ex Silvestrini).

A poco soddisfa inoltre, il servizio di elisoccorso. Messo li come una pezza. Questo elicottero stando alle voci, partirà dalle Marche. Tempo preziosissimo che va sempre di più sprecato. La postazione del 118 è importante, ma lo è ancor di più un luogo (potenziato) dove poter far riferimento nei casi non ci fosse il bisogno dell’ambulanza, oppure nel caso quest’ultima sia già uscita per prestare soccorso. Si rischia di dare un disservizio alla popolazione, in un quadro, dove non conta la centralità del servizio, ma un servizio (in questo caso l’emergenza) che sia il più vicino possibile, nelle zone con più difficoltà a reperire un soccorso rapido e all’istante.

Il cantiere per trasformare il Beato Giacomo Villa in RSA durerà per più di un anno e la spesa è di quasi 4 milioni di euro. Metà dei soldi potevano essere spesi per potenziare il Pronto Soccorso e per implementare il servizio territoriale, con sempre meno infermieri e OSS. Inoltre vi è il caso del fallimento dell’Ospedale Unico. Esso doveva sorgere tra Città della Pieve e Castiglione del Lago. Con quest’ultimo che rimane aperto anche dopo la chiusura del punto nascite. Con tutto il personale dell’ex ospedale di Città della Pieve che adesso si trova spostato sulle rive del Trasimeno. Una scelta, secondo molti avventata. Chiude l’ospedale di Città della Pieve e rimane aperto quello di Castiglione del Lago che dista pochi chilometri da quello più attrezzato e fornito del Santa Maria della Misericordia.

Non siamo noi a decidere le strategie aziendali, ma come comuni cittadini ci sentiamo sempre di più abbandonati a noi stessi. Basti pensare ai dati sull’ultimo anno. Migliaia di persone rifiutano le cure, per le spese esose dei medicinali e dei ticket. In un periodo di crisi dove non si riesce ad arrivare a fine mese. Senza contare le lunghe, anzi lunghissime, liste d’attesa per chi necessita di una visita specialistica o di un esame strumentale. Spesso l’utenza cerca rifugio nel privato, per farle in tempi decorosi. Anche questo avvenimento non ci voleva. Speriamo in un ripensamento, che in questo caso non fa male.

Patrik Manganello