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Intervista al responsabile pievese della Lega, Franco Maccabruno

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Dopo avere quasi concluso le interviste alla Giunta Comunale,  che termineranno con quella all’assessore Castelletti nei prossimi giorni,  ed alla capogruppo dell’opposizione,  con questa iniziamo le interviste alle forze politiche presenti a Città della Pieve. La prima è dedicata al partito che nelle ultime elezioni ha preso più voti, la Lega. A parlare è il suo responsabile comunale  Franco Maccabruno. 

Dal 27 ottobre dello scorso anno, in occasione delle elezioni regionali, la Lega è il primo partito a Città della Pieve, con 1330 voti davanti al PD che ne ha presi 1164, perdendo in quattro mesi circa 300 voti.  Sempre nel 2019, a maggio, in occasione delle elezioni comunali, la Lega ha sostenuto la lista LiberaMente e la candidatura a sindaco di Fausto Risini, contribuendo ad ottenere un altro risultato storico, quello della fine delle giunte di sinistra che si protraeva ininterrottamente dall’immediato dopoguerra. Immaginiamo che anche in virtù di questi risultati, la Lega si sia data una organizzazione, delle responsabilità a Città della Pieve e nella zona. Quale? Ce la puoi descrivere?

La Lega ha scelto di sostenere la candidatura di Fausto Risini perché alla base c’era una condivisione progettuale per la città, che metteva al centro le esigenze e le aspirazioni della comunità e non gli interessi dei partiti, in particolare del partito che ha amministrato ininterrottamente la città, il Pd, che nel corso degli anni ha cambiato nome più volte, ma che di fatto è rimasto sempre lo stesso.
Come Lega rivendichiamo il merito di aver dimostrato che non ci interessa mettere “bandierine”, ma dare risposte concrete a cittadini, famiglie ed imprese. Il risultato delle regionali, che ci ha incoronato come primo partito cittadino, conferma la bontà della nostra impostazione ed il fatto che il voto delle politiche del 2018 e delle europee del 2019 non era un fuoco di paglia, ma una scelta consapevole da parte dei pievesi. Ora ci stiamo radicando sul territorio in tutto il Trasimeno e Città della Pieve non fa eccezione, anzi, in questo momento è il comune del comprensorio in cui abbiamo il maggior numero di iscritti. Oltre ad aver individuato un responsabile comunale in ogni realtà del Trasimeno, abbiamo anche costituito un direttivo comprensoriale ed individuato responsabili delle varie arie tematiche. Emergenza Covid permettendo, contiamo di aprire anche una sede nel centro storico, così da avere un punto di rifermento non solo per iscritti e simpatizzanti, ma per tutti i cittadini.

Oltre ai buoni rapporti che il sindaco Risini ha sempre avuto con la Lega, nella Giunta pievese non ci sono uomini o donne riconducibili alla Lega. Quali sono quindi i vostri rapporti? Che giudizio date di questo primo anno e mezzo di attività?

Buoni rapporti li abbiamo con tutti gli amministratori, non solo con il Sindaco Risini. Tra persone oneste e corrette che mettono al primo posto le esigenze della città non potrebbe essere diversamente. Ognuno ha le proprie sensibilità e la propria provenienza politica, ma secondo noi questa è una risorsa e non un limite. Gli assessori pievesi sono stati scelti per le loro capacità e per il consenso che hanno ricevuto e non per l’appartenenza politica per rispetto proprio della natura civica della lista.
Quello che ci interessa è che i cittadini sappiano che la nostra partecipazione alla vita dell’ Amministrazione si traduce in risultati concreti per la comunità e non in incarichi ricoperti, altrimenti avremmo presentato una nostra lista autonoma e formato un nostro gruppo consiliare.

Lo sappiamo tutti, il banco di prova principale della nuova Giunta, della Tesei e della Lega, da queste parti, sarà la questione ospedale e sanità più in generale. Risini e l’assessore Nocentini, lo hanno ripetuto a chiare lettere anche su queste nostre pagine. Pochi giorni fa è stato annunciato un nuovo ospedale di comunità a Narni, a pochi chilometri da Terni, che era anni fa, nei programmi dopo quello del Trasimeno e quello di Pantalla. Sono in arrivo anche diversi soldi con i fondi europei della pandemia. Eppure sia dell’Ospedale di zona svantaggiata, a Città della Pieve, sia dell’Ospedale Unico del Trasimeno non si sente dire nulla. Voi che ne pensate, C’è da preoccuparsi? Qual è la posizione della Lega a Città della Pieve e nel Trasimeno?

Il tema della sanità ed in particolare la risoluzione della vicenda dell’Ospedale di Città della Pieve lo stiamo seguendo da anni e non solo in occasione delle campagne elettorali, come dimostra la presenza e la il sostegno della Lega a tutti gli incontri organizzati sul territorio dall’Amministrazione e dai comitati. Ci siamo sempre battuti per rivendicare il diritto dei cittadini di Città della Pieve e del Trasimeno ad una sanità degna di questo nome, non solo in termini di rete ospedaliera, ma anche di servizi sanitari di base e di rete dell’emergenza urgenza. E ‘stata la Lega, grazie al Senatore Briziarelli, a portare fino in Parlamento la vicenda della chiusura del pronto soccorso di Città della Pieve, ad avviare un confronto con l’allora Sottosegretario alla Sanità Coletto e a chiedere che il tema dei presidi di area svantaggiata previsti dal DM/70 fosse inserito nel programma elettorale della Presidente Tesei. Dire che dopo le elezioni regionali non si sia parlato di sanità al Trasimeno non è esatto, prima che l’emergenza Covid irrompesse così violentemente nell’agenda politica e nelle vite di ciascuno di noi, abbiamo chiesto ed ottenuto che l’Assessore Coletto e la Presidente Tesei visitassero tutte le strutture sanitarie del territorio per comprendere le ragioni delle preoccupazioni e delle richieste della nostra comunità. Non è un caso che, oltre all’Ospedale di Castiglione del Lago, nella visita siano stati inseriti anche il CORI di Passignano e l’Ospedale di Città della Pieve, anche se non più attivo. La pandemia costringerà le Istituzioni, a tutti i livelli, a rivedere la sanità nel suo complesso, sia in termini di servizi che di strutture e a ripensare anche il rapporto tra medicina del territorio e rete ospedaliera. Questa sfida può rappresentare un’opportunità per tutto il Trasimeno a cominciare dall’annosa vicenda del Polo Unico: se ne parla da più di 15 anni, sono stati spesi tempo e denaro senza risolvere nulla, con il prossimo Piano Sanitario l’impegno sarà quello di passare finalmente dalle parole ai fatti. Un altro nodo fondamentale da sciogliere è quello della rete dell’emergenza urgenza: tutti comprendiamo la difficoltà di raggiungere alcuni territori più isolati e marginali della nostra regione, ma non possiamo accettare che si possa morire per questo. La Regione, su proposta della Lega, ha finalmente avviato la gara per dotarsi di un servizio proprio di eliambulanze, ponendo fine ad una mancanza inaccettabile: l’Umbria infatti era l’unica regione d’Italia a non averlo.

Questo territorio sconta, da anni, un isolamento politico che si traduce, oltre che in ambito sanitario, anche in mancati investimenti in infrastrutture viarie. Questo si evidenzia ancora di più pensando all’opportunità rappresentata dalla fermata del Frecciarossa a Chiusi che non costa nulla, ma che non è conquistata definitivamente. Quali sono le politiche che si dovrebbero mettere in campo per arginare questo problema strutturale che affligge da anni la nostra realtà? Quali sono i progetti destinati a quest’area di cui siete a conoscenza?

I collegamenti sono sicuramente fondamentali per concretizzare qualsiasi progetto di sviluppo, ma perché abbiano un reale successo devono essere portati avanti in maniera organica e condivisa e non con degli “spot elettorali” come quello del Frecciarossa a Chiusi. Abbiamo partecipato e sostenuto convintamente l’iniziativa, non a caso anche esponenti locali e parlamentari della Lega erano presenti alla prima inaugurazione del servizio. Tuttavia aver voluto gestire in funzione solo interna ed elettoralistica la cosa, l’ha in parte penalizzata. Crediamo che più punti di accesso e partenza ci siano sul territorio, meglio sia per i residenti e per i turisti. Sul piano ferroviario guardiamo quindi con attenzione sia alla fermata di Chiusi che a quella di Terontola che potrebbero rappresentare per le due sponde del Trasimeno un’occasione importante di collegamento, ci serve infatti ad oggi allargare la visuale e non si può pretendere di avere tutti i collegamenti in un unico punto. Un’altra priorità fondamentale è quella della manutenzione straordinaria e del potenziamento della rete viaria a livello regionale, non solo per il turismo e per le aziende, ma anche per la pianificazione dei servizi sanitari sul territorio che devono poter essere raggiunti con facilità. Abbiamo quindi già avviato un confronto con la Regione.

Durante il periodo estivo, l’Umbria, anche grazie ad una buona campagna promozionale ed alla conformazione territoriale confacente al rispetto del distanziamento sociale, è stata presa d’assalto dai turisti.Città della Pieve idem. Quali sono le idee e proposte della Lega pievese per non perdere questo importante flusso turistico?

Il turismo è da sempre un fiore all’occhiello del nostro territorio, non a caso il Trasimeno è il terzo comprensorio per presenze turistiche dopo Perugia ed Assisi. Questo soprattutto grazie all’impegno degli operatori e a qualche buona intuizione da parte degli amministratori locali. Quello che invece è mancato, è un progetto e una visione d’insieme a livello regionale che facesse del Trasimeno una delle “Porte dell’Umbria” e non solo un territorio sul quale puntare per vivere di rendita attraverso quel turismo che ci arriva autonomamente per la sola importanza del bacino. Ora si tratta di portare a compimento un percorso fondamentale, quello della piena destagionalizzazione e quello di inserire il Trasimeno in una serie di percorsi tematici ed esperienziali che ne valorizzino tutti gli aspetti con un occhio anche alle possibili collaborazioni extraregionali. Per fare un esempio nel 2023 cadrà il cinquecentenario della morte sia del Perugino che del Signorelli. Come Lega stiamo lavorando a una cooperazione fra le due amministrazioni che porti a una promozione condivisa di alcuni dei percorsi ideati per l’occasione, così da fare intercettare i flussi turistici di due realtà vicine, ma ad oggi prive di rapporti. Abbiamo già promosso un incontro informale fra gli amministratori delle due realtà e continueremo a lavorare in questa direzione.

Città della Pieve è, da sempre, un paese di confine. Ed il suo problema è da sempre in quale area territoriale trovare la soluzione dei propri problemi. Dalla costituzione delle regioni fino al fallimento dell’Ospedale unico, il riferimento è stato il comprensorio del Trasimeno. Adesso secondo voi quali devono essere i riferimenti territoriali?

La sfida è quella di trasformare Città della Pieve e l’intero Trasimeno da territorio marginale ad area di confine, sia tra le province di Perugia e Terni, sia tra Umbria e Toscana. Come Lega già nell’estate del 2019 abbiamo dedicato un’iniziativa proprio a questo tema coinvolgendo amministrazioni comunali, consiglieri regionali e parlamentari. Il covid ci sta rallentando, ma questa è la direzione che stiamo continuando a perseguire. Del resto l’idea di “area vasta” è antica, il problema è che dalla sinistra non è mai stata interpretata in termini di volano per il territorio, ma solo di gestione organizzata sul piano tecnico e amministrativo. Con questa logica organizzeremo, appena sarà possibile, una serie di incontri sia web che in presenza per affrontare le tematiche principali in quest’ottica.

Avete altri temi su cui state lavorando come partito e che sottoporrete a Comune e Regione?

Le priorità che abbiamo già sottoposto alla Giunta sono sanità e sociale, sostegno e promozione del turismo e delle eccellenze, tutela e valorizzazione dell’ambiente come volano anche economico, ovviamente con un occhio ai collegamenti senza i quali tutto questo sarebbe impossibile.

Questa intervista è stata curata da Chiara Lucacchioni e Gianni Fanfano