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Intervista a Diana Bacosi «La mia vita tra affetti e Skeet»

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La pluricampionessa di Città della Pieve si racconta. Sposata , un bimbo di 7 anni e un palmares da far invidia a mezzo mondo. Diana Bacosi (nella foto) ha solo 33 anni ma già tali e tanti titoli in bacheca da essere tranquillamente annoverata tra i grandi del Tiro a Volo. E’ in partenza, insieme a Chiara Cainero per Rio, dove, inutile nasconderlo, in molti sperano possano ottenere altri successi importanti.

«Come ho iniziato? A 14 anni, con il percorso caccia. Mio padre era un cacciatore e con lui frequentavo il poligono di Parrano. Poi a 19 sono passata allo Skeet. Ormai sono quindici anni che pratico questa disciplina».

Un talento naturale.

«Diciamo che quando sono passata allo Skeet ho capito che ero portata. Poi ci ho messo passione, impegno ed eccomi qua».

Tre ori individuali in Coppa del mondo, 5 argenti e 4 bronzi tra finali e Coppe per non dire dei titoli a squadre. L’ultimo successo all’Europeo di Lonato nello Skeet misto con Filippelli. Tanta roba.

«Diciamo che abbiamo fatto man bassa sia agli Europei che ai Mondiali».

Ma le Olimpiadi sono un’emozione in più?

«Per me è la prima in realtà. Ma credo proprio sia un’emozione particolare. Sto facendo tutto quanto possibile per prepararmi alla gara più importante, quella del 12 agosto».

Come si concilia tanto sport con il resto?

«Faccio parte del gruppo sportivo dell’Esercito, sono caporal maggiore scelto. Anche mio marito è un militare, ma si occupa di altro. Che dire? Quando è nato Mattia, nel 2009 è stata una gioia immensa. Ho capito che dovevo prendermi del tempo e così ho appeso il fucile al chiodo per un anno. Ho rischiato di perdere il ritmo ma ne è valsa la pena. Volevo i miei traguardi sportivi, ma con i tempi giusti e un anno ho voluto godermi il mio bimbo».

Poi è tornata e ha ripreso a vincere.

«Sì. Non è impossibile conciliare le due cose. Mio marito mi segue, dopo i miei genitori è il mio primo tifoso insieme a Mattia».

Quante ore si allena?

«Io alle 8,8.30 sono sul campo da tiro fino alle 14 poi torno a casa e mi occupo della famiglia, tutti i giorni anche il sabato. La domenica se non ci sono gare, è libera. L’allenamento fisico si fa dalla fine della stagione, a ottobre, fino a gennaio inoltrato. Più che altro facciamo lavoro cardio, lavoriamo molto sulla respirazione. Un po’ di yoga. Conta molto la tenuta psicologica ma io finora non ho mai avuto la necessità di un mental coach».

La vedremo sfilare a Rio?

«Purtroppo no. Noi non saremo alla sfilata di apertura perché saremo ad allenarci in un altro posto. Sarà per la prossima volta…».