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Il “Caffè della Domenica”. I monumenti della “Valdichiana Pievese” meritano più attenzione.

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Ho spostato da qualche tempo i percorsi delle mie camminate a valle, nei dintorni di Ponticelli. Nel dedalo infinito di strade, stradine, sentieri,  che solcano quella che possiamo chiamare la “Valdichiana Pievese”.

Camminare in questi posti costituisce un tuffo nel nostra identità. Passato, presente e futuro si intrecciano magicamente, visivamente, storicamente, come in nessun altro luogo. Nostro, ma credo difficilmente rintracciabile anche in altre realtà. Le ere geologiche, i secoli della storia, i popoli. Le fasi succedentesi dell’economia, della tecnologia, della viabilità e della comunicazione.

Gli Etruschi, i Romani, i Papi, i Granduchi, fino alle grandi modernizzazioni del nuovo secolo. Si cammina tra la Via Romea, l’Autostrada, lo sfrecciare ogni cinque minuti di un Frecciarossa o di un Italo. La vecchia e la nuova ferrovia. Si cammina tra i luoghi degli Etruschi che a mezzo colle avevano stabilito in questa nostre terre uno degli insediamenti, collegato alle famiglie chiusine,  più interessanti per i commerci verso Roma. Si cammina accanto ai monumenti più significativi e belli delle architetture delle dogane prima e delle regolazioni idrauliche dopo, nella perenne opera dell’uomo a domare e controllare la natura. Si cammina tra la Torre del Butarone ed il Callone Pontificio. Due notevoli monumenti storici che anche alcuni anni fa furono oggetto di attenzione da parte del FAI per segnalarne le condizioni precarie in cui versavano.

Il “Callone Pontificio” è uno dei più notevoli esempi di ingegneria idraulica, Elegante edificio in laterizio realizzato nel XVIII come regolatore delle acque della Chianetta, nel periodo della bonifica della Chiana Romana,la cui costruzione fu conseguente agli accordi siglati nella chiesa di San Agostino a Città della Pieve tra Stato Pontificio e Granducato di Toscana.

Poco più a sud c’è la Torre del Butarone. Edificata, molto probabilmente, nella seconda metà del XV secolo, come mulino a grano fu trasformata in regolatore con la Convenzione del 1607 e adattata a fortilizio durante la Guerra Barberina. Nel 1675, Clemente X ne ordinò la ristrutturazione per adibirla a posto di dogana, dandogli la fisionomia che ancora oggi conserva.
Da ricordare anche l’importanza dell’attiguo ponte, raffigurato nella cartografia storica come uno degli attraversamenti più importanti della Val di Chiana meridionale.

Ebbene dalle foto che allego risalta evidente lo stato di precaria manutenzione di questo patrimonio. Non so, nella  giungla delle mille competenze che caratterizza il nostro Stato, a chi tocchi intervenire. Credo al Consorzio di Bonifica. Sarebbe interessante sapere se sono previsti interventi a riguardo. Buona domenica a tutti. (g.f)