Home Argomenti Ambiente “E la domenica tutti ad…appiciare” Amatori Pici a Chianciano

“E la domenica tutti ad…appiciare” Amatori Pici a Chianciano

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Voglio prendere il discorso da lontano. Il cibo è una cosa seria. E le cose serie hanno radici perse nella notte dei tempi. Dicevo voglio prenderla alla lontana…e mi spingo nella preistoria ad immaginare quando a GOBEKLI TEPE, sito nell’odierna Turchia, un gruppo di uomini raccoglitori si accorsero di una mutazione genetica del grano che dava origine ad una spiga dove i chicchi rimanevano ben saldi quando l’ afferravano per nutrirsene. Il grande miracolo, la magia di quella che chiamiamo civiltà si era originato. Da lì all’agricoltura il passo fu breve e il grano divenne il fulcro del sostentamento. E gli uomini ormai stanziali poterono occuparsi di altro senza dover essere schiavi di una incerta, incessante ricerca di cibo. Ecco il punto. Quando si tocca la farina o semplicemente se ne parla, è come sfiorare la nostra identità più ancestrale e chiunque inconsciamente, nel manipolarla, rinnova il rito atavico della madre terra che nutre i suoi figli. Tutto ciò che è fatto con la farina è sacro. Così anche il nutrimento spirituale, religioso, non poteva che essere rappresentato dalla farina, dal pane trasfigurato in carne, corpo, martirio, resurrezione.

Nei poderi e nelle case della Valdorcia e della Valdichiana, uno dei modi più caratteristici e significativi, per rinnovare questo rito del grano e della farina che diventa cibo è la preparazione dei Pici. Specialmente di domenica le massaie, e a volte simpaticamente tutta la famiglia, son lì ad “appiciare” l’impasto semplicissimo di farina, acqua e uova (nella misura di uno per chilo di farina). In passato, per questa pasta fresca, si usava solo acqua e farina, ma l’aggiunta modestissima dell’uovo restituisce un impasto appena ingentilito con un risultato più soddisfacente secondo i canoni moderni del gusto. Così sulle spianatoie tra suggestive candide nuvolette di farina i lunghissimi “spaghettoni” prendono forma, per la delizia del palato che, attraverso la tradizione culinaria, rigenera un gusto antico e moderno al tempo stesso, specchio del territorio.

A Chianciano, nel novembre del 2008 fu costituito un gruppo facebook da tre amici appassionati di questa magnifica usanza. Il gruppo si chiamava appunto: Amatori Pici Chianciano. Il motto del gruppo era “No al Picio industriale”. E come poteva essere altrimenti? Non c’è paragone tra i due prodotti: sono semplicemente due varietà di pasta differenti, uno dei quali ha usurpato impunemente il nome “Pici”. Il gruppo in breve calamitò una nutrita schiera di simpatizzanti. In pochissimo tempo, mille iscritti. Nel 2012 la prima cena in un agriturismo di Chianciano. Da lì un successo immediato e costante ha portato il gruppo nel 2014 a costituirsi ufficialmente come associazione Amatori Pici Chianciano. Presidente Andrea Guidotti e iscritti trecento. L’associazione ha per scopo di valorizzazione e tramandare questo piatto tipico della zona. Le manifestazioni alle quali ha partecipato questa interessantissima associazione sono molteplici e importanti, in Italia e all’estero.

Ma la vera forza, l’entusiasmo, la convivialità, l’amicizia e il buon cibo serio, si realizza con l’evento: “Du’ pici sotto le stelle” dove si possono degustare, nel centro storico di Chianciano, i pici preparati dai volontari, conditi con tre sughi diversi, molto rappresentativi della tradizione Toscana. L’impegno dell’associazione non si ferma qui e quest’anno, il 26 aprile ha avuto luogo presso l’istituto Pellegrino Artusi di Chianciano, una cerimonia di assegnazione di una borsa di studio per Enogastronomia, Accoglienza turistica, Sala e Vendita.

Tutto questo senza clamori con la semplicità e la leggerezza delle cose fatte bene e con passione. L’amore verso il territorio l’identificazione con le usanze peculiari di una popolazione, non potevano che dare buoni frutti. E il grano e la farina continuano a rappresentare civiltà, fantasia, e sacralità…nella semplicità di un piatto di pici. Fatti a mano s’intende.

Nunzio Dell’Annunziata