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Cara Perugia, ma se la fine del tuo isolamento passasse proprio da qui?

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ARCHIVIO DEL CORRIERE PIEVESE
22 AGOSTO 2017

L’Umbria ha cominciato ad essere una regione con la istituzione dell’Ente negli anni settanta. Per un breve, iniziale, periodo, per le sue dimensioni ridotte e per una certa ambizione delle classi dirigenti, tentò di essere un laboratorio del cambiamento dello Stato. Breve esperienza che lasciò il terreno all’ennesimo livello istituzionale e burocratico che si aggiungeva agli altri esistenti ( Comuni, Province, Prefetture, Tar, Consorzi di Bonifica, Camere di Commercio ecc…). Pezzi di uno stato di cui, ancora oggi, solo il Comune viene riconosciuto tale dai cittadini.

Dal allora la Regione Umbria è stata prevalentemente quella che si definisce la Valle Umbra, quella parte di suo territorio centrale, prevalentemente pianeggiante, che da Città di Castello, passa per Perugia, Assisi, Bastia e arriva a Foligno. Spoleto, la antica capitale è stata considerata una appendice di Foligno, Terni un caso speciale che contrattava, in virtù della sua provincia e dell’orbita romana, continuamente la sua quota di risorse. Tutto il resto soprattutto in una visione strategica è stato periferia.

La Valle Umbra è stata la polpa, tutto il resto è stato l’osso. Con qualche eccezione in relazione ai membri pro tempore della Giunta Regionale. Soprattutto dal punto di vista della programmazione e della destinazione delle risorse.

Anche i rapporti con le altre regioni confinanti hanno risentito di questa impostazione, tanto che la gran parte degli investimenti infrastrutturali è stata giocata sull’asse Foligno-Marche e in ultimo sul quasi aeroporto di Sant’Egidio.

Ma in questa logica a rimetterci oltre ai territori dell’osso, cioè Trasimeno, Orvietano, Eugubino, Valnerina, ci ha rimesso anche Perugia. Perché il capoluogo è restato, anche culturalmente oltre che economicamente, senza contatti con l’unica zona con cui poteva tentare di uscire dall’isolamento, storico della nostra regione.  La zona cioè dove passano, da sempre, le grandi vie di comunicazione veloce in Italia e come riporta anche l’analisi del Piano Regionale dei Trasporti, dove passano anche i grandi progetti infrastrutturali europei. Questa zona è la Valdichiana, è l’asse Firenze- Roma, la cui parte meridionale fa parte dell’Umbria, confina con il Trasimeno e fa parte di una delle aree più interessanti dell’Italia Centrale, fino alla Val d’Orcia. Basti pensare alla storia e all’arte, al turismo, all’enogastronomia, alla stessa identità nazionale.

Ora siamo arrivati alla resa dei conti. La spesa pubblica non è più una variabile su cui scherzare e da lasciare tranquillamente come debito alle generazioni future. Non ci sono più margini per prebende e giocattolini vari. In quanto a rigore queste zone, sia umbre che toscane,  hanno già dato più che a sufficienza, basti pensare alla sanità. I binari giusti passano qua sotto, lungo la Valdichiana, non altrove.  Pur con la sconfitta del referendum e lo stop alla riforme che ne è seguito, se non saranno le “Macroregioni” a sostituire l’attuale assetto, saranno “di fatto” le “aree metropolitane”, che in tutta Italia, ma anche a Roma e Firenze sono già in azione. E allora l’unica strada seria da percorrere è quella che Valdichiana, Trasimeno e Orvietano, comincino a fare sul serio e andare per la loro strada naturale.

E Perugia? Perugia deve solo incominciare a pensare, che l’ idea di far passare le linee stradali e ferroviarie nella Valle Umbra è una pia illusione ed è una battaglia persa nei secoli scorsi.  Allora, con qualche piccolo investimento, il superamento più veloce del suo isolamento passa ad ovest. Non potrà passare per la Valle Umbra e nemmeno per l’Adriatico, ma  passa per dove ci sono già i binari della Direttissima, dell’Alta Velocità e la A1. Può passare per Chiusi e per la sostanza del progetto iniziale condiviso fra la Regione Toscana e Regione Umbria, solo un anno fa.  Serve solo velocizzare le strade che congiungono Perugia all’asse Roma Firenze. e alle infrastrutture principali, viarie, ferroviarie e, mi si consenta, agli aeroporti veri, alla nostra zona cioè, a cominciare dalle storiche vie Pievaiola e Umbro Casentinese.

 Gianni Fanfano