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Augusto Peltristo e la Civica Piegaro invitano la Presidente della Regione Tesei e l’Assessore Agabiti a visitare il Museo Paleontologico Luigi Boldrini di Pietrafitta.

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(Comunicato stampa)

Nel cuore della Valnestore esiste uno scrigno del tesoro: un patrimonio di storie, reperti ed emozioni: il Museo Paleontologico Luigi Boldrini.

Come ogni tesoro, la struttura, ha un che di leggendario, sfuggente, un qualcosa di affascinante: forse la meravigliosa collezione di reperti fossili che ospita? Forse la qualità e quantità di quei fossili, tra le prime in Europa? Forse l’amenità di una tale raccolta a due passi da noi? Certamente sì, ma a far appassionare c’è anche la ricca, fin troppo, trama di problemi, ritardi e poca professionalità che, ormai da anni, nasconde il tesoro ai suoi avventurosi (ri)cercatori.

La struttura, “inaugurata” ben 3 volte da 2 diverse Amministrazioni Regionali, è ufficialmente aperta dal 2011, ma la sua breve vita non è certo stata noiosa: quello che è mancato in visitatori è stato, abbondantemente, recuperato in chiusure, rinnovi e promesse non mantenute.

Il Luigi Boldrini, infatti, inizialmente di proprietà della partecipata Valnestore Sviluppo, comincia la sua vita in sordina: la posizione periferica e la poca promozione non lo fanno mai decollare veramente, ma l’attività del Museo procede tranquilla seppur a rilento. Il Museo Paleontologico chiude per la prima volta le sue porte nel 2015, l’edificio ha bisogno di lavori di ristrutturazione e rinnovo: l’attività che ne segue è a dir poco monumentale e l’opera finale promette meraviglie…o almeno è quello che ci si aspetterebbe poiché l’intero processo è durato ben quattro anni!

Le cose però, in un periodo così lungo, non possono che cambiare e Valnestore Sviluppo porta i libri in tribunale: il Museo è più solo che mai, abbandonato al proprio destino perché le amministrazioni comunali e in particolare il Comune di Piegaro che ospita la struttura non ritengono di potersene occupare da soli. Per avere una misura del totale stato di abbandono in cui verte in questi quattro anni la straordinaria collezione di Pietrafitta basta pensare che il Museo apre al pubblico per appena 25 giorni totali.

Il 2019 è l’anno della svolta! Sotto elezioni, come spesso accade, ci si ricorda del Museo Paleontologico ed il Comune di Piegaro riesce, seppur con finanze sottratte potenzialmente alle aziende del territorio, a liberare il Boldrini dai propri debiti aprendo la strada ad una riapertura. In un mare in burrasca però non si può certo navigare a vele spiegate e la riapertura slitta ben 3 volte venendo rimandata infine da febbraio ad agosto.

La situazione si fa ora difficile: chi può gestire il Museo? Quanto costa tenerlo aperto? Dove trovare i soldi per mantenerlo operativo? L’Amministrazione Piegarese decide che ad occuparsene sarà, dietro lauto compenso, una cooperativa: Sistema Museo. Nel breve periodo, per iniziare, la gestione indiretta viene finanziata direttamente con fondi comunali e importanti aiuti da parte della uscente direzione regionale. Più avanti per il Museo si prospetta invece un passaggio al Polo Museale Umbro…un importante cambiamento che in teoria sarebbe dovuto avvenire già a Dicembre 2019.

Le grandi storie però, si sa, riservano sempre colpi di scena e questo trasferimento tarda ad arrivare, complice forse anche l’insidia del Covid-19. Ad oggi il Museo è ancora principalmente in mano al Comune di Piegaro con l’ausilio del Comune di Panicale, la Provincia di Perugia. Comune di Piegaro che non dispone dei  fondi, né della progettualità per mantenere attiva la struttura nella maniera che si confà ad una tale meraviglia e del tanto agognato passaggio non c’è ancora traccia. Problematiche amministrative, burocratiche e legali si susseguono e c’è già chi, neanche a dirlo, prova a dare la colpa all’amministrazione Tesei. Il capitano e gli ufficiali insomma, dopo aver smarrito la rotta, preferiscono dare la colpa all’ultimo marinaio unitosi all’equipaggio piuttosto che prendersi le proprie responsabilità.

Ad oggi, in ogni caso, il Museo è aperto al pubblico, visitabile tramite prenotazione. C’è però chi si interroga sul valore della prestazione offerta da Sistema Museo: si parla di opera di “portierato”, come la definiscono alcuni, mera pubblicità social per una struttura così preziosa che avrebbe bisogno di ben altra valorizzazione e sinergie. Del resto, la cooperativa stessa non può fare molto: tra contratti di breve termine che si susseguono e l’assenza di una vera progettualità non ha neanche la possibilità di dar vita ad un processo di più ampio respiro, ci si limita quindi a navigare a vista, aspettando un’onda lunga o un misericordioso filo di vento che ci mandi avanti.

Questo, a detta dei più affezionati al Museo, sarebbe il problema peggiore: una collezione così ampia, legata ad una materia complessa come la Paleontologia è per sua natura destinata non solo ad un pubblico turistico, ma anche, e soprattutto, al mondo della ricerca. Un mondo che però si è cercato di allontanare con tutte le forze, forse per paura di intromissioni, al punto che Università e Sovrintendenza sembrano quasi essersi dimenticate completamente del Luigi Boldrini. Il mondo della ricerca piange una grande perdita, ma non può certo comportarsi diversamente dopo essere stato più volte allontanato e costretto a sottostare agli umori mutevoli di Amministratori locali che hanno fatto del Museo di Pietrafitta solo lo strumento dei propri giochi politici.

I più curiosi esploratori potrebbero volere una rappresentazione concreta dell’inefficacia dell’attuale gestione: basti loro sapere che ad oggi il Museo Paleontologico di Pietrafitta costa quasi ottanta mila euro l’anno in spese di gestione e ne incassa appena tremila; il resto viene finanziato dallo sforzo congiunto di Regione, Provincia e Sviluppo Umbria, il tutto per una struttura che nell’ultimo anno è stata aperta poco meno di 100 giorni ed ha accolto appena 1200 visitatori. Per dovere di cronaca è bene precisare inoltre che quasi ottocento di questi fortunati visitatori siano arrivati nel mese di Ottobre nell’ambito del Geoevento “La Settimana del Pianeta Terra” e che, in quel periodo, come da alcuni anni a questa parte, il Museo viene gestito dall’associazione no profit “Pro Museo Luigi Boldrini”: volontari quindi che, numeri alla mano, hanno saputo svolgere, seppur non retribuiti, un’opera ben superiore a quella offerta dalla cooperativa di turno.

L’emergenza Covid, neanche a dirlo, è stata inclemente proprio come il resto della storia, mentre altri Musei del Centro Italia e, in particolare, molti di quelli che trattano materie simili come il Museo della Foresta Fossile di Dunarobba davano il via ad eventi, attività social e visite digitali per mantenere viva l’attenzione e l’interesse per le proprie strutture a Pietrafitta tutto era, ancora una volta, fossilizzato. Si rischia di sembrare un disco rotto, ma c’è di nuovo da chiedersi: a mancare saranno stati i fondi e possibilità o semplicemente competenza e voglia di fare?

Nella grande tempesta che grava sul Luigi Boldrini l’unico faro di speranza sembra essere la possibilità di un maggior interessamento a livello regionale, una presa di decisioni forte volta a favorire finalmente il passaggio al Polo Museale Umbro o quantomeno a coordinare più efficacemente l’attività di Università, Sovrintendenza e Museo. È proprio per questo che, in questi giorni, la lista d’opposizione Civica Piegaro ha invitato la Presidente della Regione Umbria Donatella Tesei e l’Assessore ai Beni Culturali Paola Agabiti a visitare il Luigi Boldrini per fare il punto della situazione e cercare, insieme, una mappa che possa guidare alla riscoperta di questo fantastico tesoro.

Il Leader di Civica Piegaro, Augusto Peltristo, commenta brevemente così la vicenda: “Il Museo Paleontologico Luigi Boldrini è sicuramente una risorsa di fondamentale importanza per il nostro territorio, ma purtroppo soffre dell’immobilismo della pubblica amministrazione: mancano competenza, prospettive concrete e valorizzazione. È una questione che ci sta molto a cuore e per la quale abbiamo lottato molto, purtroppo ottenendo ben poco, ma non possiamo abbandonarci al fatalismo, serve essere propositivi. Crediamo davvero che l’intervento della Presidente Tesei e della sua squadra possa rappresentare l’inizio di qualcosa di grande, una vera svolta per il Museo Paleontologico di Pietrafitta”.

È con queste parole di speranza che si chiude il nostro racconto, con il sogno che una perla come quella che si nasconde nella Valnestore non resti ancora a lungo trascurata e che, finalmente, lo scrigno di preziosi che è il Luigi Boldrini cada nelle mani di chi, davvero, sappia dargli la dignità ed il valore che merita.