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Alta velocità. Il gioco ai quattro cantoni della politica locale. Scaramelli propone Montallese

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L’Alta Velocità sta ridisegnando l’Italia non solo ferroviaria, ma anche quella economica e sociale, come in passato hanno fatto l’Autostrada del Sole e la Direttissima. Esserci o non esserci vuol dire stare o non stare dentro i percorsi ed i collegamenti che contano. Di fronte ad appuntamenti di questo genere si capisce se un paese, una città, un territorio, hanno una classe dirigente all’altezza oppure no. Una classe dirigente economica e politica. Quando si prevedeva una  stazione ferroviaria, nell’Ottocento,  che doveva essere fatta nella zona di Pobandino, gli agrari locali si opposero perchè temevano che i raccolti di grano e di foraggere,  potessero essere bruciati dai fumi delle locomotive. Ora con l’Alta Velocità ovviamente la vogliono tutti, ma ognuno la vuole in un posto diverso. Le forze economiche stanno zitte, ma quelle politiche ne sparano una ogni giorno. Dimenticando un aspetto cruciale sempre, ma ancora di più in questo momento. La divisione non solo non giova, ma potrebbe essere , come nel caso dell’Ospedale unico del Trasimeno, tanto per citare una vicenda che ha fatto scuola, la divisone potrebbe essere la tomba di ogni progetto e di ogni scelta.

Qualche anno fa fu proprio Stefano Scaramelli, nella veste, allora di sindaco di Chiusi, a presentare una proposta per la costruzione dell’alta velocità a Chiusi, poco prima di quella esistente. Molto avveniristica ed ecocompatibile. Ebbe il merito di lanciare il famoso sasso nello stagno della morta gora locale.

Poi ci furono le regioni Umbria e Toscana entrambe allora rosse, che con presidenti e assessori commissionarono un progetto che alla fine partorì tre località: Arezzo, Farneta e Chiusi. Ci fu un gran fervore ma poi ognuno andò per la sua strada e della stazione Medioetruria non ne parlò più nessuno. Escluso noi, del Corriere Pievese e qualche Don Chisciotte locale.

A riportare il tema all’attenzione di tutti fu l’ex sindaco di Chiusi, Juri Bettollini, che in silenzio lavorò per far fare un paio di fermate a Chiusi, verso sud la mattina e verso nord la sera.  Ma solo nel periodo estivo con una marcata vocazione turistica. Fu un successo da ogni punto di vista. Di clienti e di ripresa di attenzione sul tema. Intanto la Regione Umbria con la Presidente Marini pagando profumatamente con i soldi dei contribuenti fece partire da Perugia un Frecciarossa, su binario unico fino a Terontola,  alle cinque e mezzo della mattina per Milano.

Sembrava che il nostro appuntamento con i grandi collegamenti si riducesse a queste due mezze conquiste, quando intervennero le elezioni regionali che consegnarono Palazzo Donini al centro destra e l’assessorato ai trasporti al ternano Melasecche.

Da allora è cominciato un tourbillon di proposte e di posizioni che ha fatto venire i giramenti di testa a tutti.

In Umbria hanno cominciato tutti a chiedere il Frecciarossa. Perugia, l’Aeroporto cosiddetto internazionale di Sant’Egidio, Spoleto, e naturalmente Terni ed Orte.

Nel frattempo si presentava sulla scena la grande novità che dovrebbe risolvere tutti i problemi nazionali, il PNRR, il piano nazionale di rinascita e resilienza, che dopo la pandemia ci ha fatto prendere in prestito un po’ di soldi dall’ Europa e che ha scatenato qualche buona idea accanto al lavoro dei soliti squali e anche a diverse cavolate. In questo quadro è tornato a galla il progetto di Mediaetruria. Finanziato ovviamente dal Pnrr.

E intanto a Chiusi riprendevano, magnum cum gaudio del nuovo sindaco Sonnini, ed anche nostro per la verità, le due fermate estive del Frecciarossa. Mentre quello che parte da Perugia, sovvenzionato,  non ferma più a Milano centrale ma in una stazione dell’hinterland.

E intanto il nuovo senatore del Pd della Valdichiana, Enrico Letta ha sollecitato,  di consolidare e di aumentare le fermate e di pensare poi alla stazione.

Il problema è che naturalmente ognuno tira acqua al proprio mulino,  ognuno pensa di farla sotto casa o di regalarla ai propri elettori. L’ultima in ordine di tempo è l’uscita del consigliere regionale di Italia Viva, Stefano Scaramelli, già ricordato in precedenza, che propone in linea con i senesi, Montallese, o meglio come dice l’articolo della Nazione una località nel comune di Montepulciano. Così come la Regione Umbria spinge insieme ai correligionari politici cortonesi per Farneta e così come la regione toscana sente il fascino e la forza di Arezzo per la sua frazione Rigutino.

Noi da sempre parteggiamo per la soluzione più giusta, per Chiusi e per collegare velocemente Siena e Perugia. E per far prendere quindi una rivincita a Pobandino contro i suoi agrari ottocenteschi. ma l’impressione è che il gioco continuerà e forse aumenteranno i cantoni.   Allora che dire? Avanti un altro!

Gianni Fanfano