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Ad Isola Polvese si è parlato di “Aree protette e agricoltura. I Parchi da vincoli a risorse”

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Convertire in opportunità di sviluppo i limiti che le norme impongono sulle aree protette. Questo il cuore del progetto Multi.Park (modelli di innovazione per la multifunzionalità e la sostenibilità delle aziende agricole nelle aree Parco) che, nato tre anni fa con fondi Psr, inizia a raccogliere i primi frutti.

E’ stato l’ex Monastero degli Olivetani di Isola Polvese ad ospitare questa mattina una delle prime “uscite pubbliche” del progetto, con un confronto tra i diversi partner.

“E’ un’idea arcaica e da superare quella secondo cui nei parchi non ci possa essere sviluppo”: ha dichiarato il vicepresidente della Provincia di Perugia nel fare gli onori di casa. Ed è proprio l’Isola Polvese a suo avviso a rappresentare con le sperimentazioni in atto un modello corretto da seguire e da esportare su tutto il territorio circostante.

Come detto, scopo del progetto è la promozione dell’innovazione per aumentare la produttività in termini di usi efficienti delle risorse, favorire la riduzione delle emissioni, accrescere la capacità di resilienza e di adattamento dei sistemi agricoli. L’obiettivo è quello di favorire lo sviluppo sostenibile di aziende agricole all’interno di aree protette stimolando la multifunzionalità.

“Infatti il ruolo dell’agricoltura ormai da diversi anni, non è più riconducibile esclusivamente alla sua funzione di produzione di beni di prima necessità – è scritto nel progetto – ma si amplia attraverso il riconoscimento e lo svolgimento di altre funzioni di tipo ambientale, sociale, paesaggistico, storico-culturale”. Quindi il concetto generale alla base del progetto consiste nel creare un modello di azienda agricola multifunzionale all’interno di un contesto particolare e restrittivo qual è un’area parco.

Nel caso specifico dell’Isola Polvese e in generare dell’intera area del lago si avverte la necessità di una spinta alla modernizzazione dell’agricoltura, e un maggior legame e valorizzazione tra l’offerta turistica, sostenuta da un territorio connotato da un alto valore paesaggistico ed ambientale, e il settore agricolo. Il progetto quindi prevede di colmare le lacune registrate attraverso un’attenta analisi, indirizzando le aziende agricole verso quella multifunzionalità che se nell’agricoltura ha il suo perno può svilupparsi in attività collegate sia a carattere culturale che ludico, sia strettamente produttive che di trasformazione.

Molteplici i partner che questa mattina hanno portato il proprio contributo, condividendo la necessità di coinvolgere in questi processi l’intera comunità locale. Tra gli interventi si segnalano quello dalla Cooperativa dei pescatori del Trasimeno che ha espresso le proprie preoccupazioni circa l’estrema delicatezza e precarietà dell’ambiente lacustre, e quello del mondo accademico che prende parte al progetto con studi specifici sulla gestione sostenibile dei reflui e degli scarti aziendali. Dentro al progetto anche Arpa con le sue ricerche sulle specie “aliene” e il Cnr con i suoi studi sulle risorse genetiche degli olivi della Polvese. E’ intervenuta anche Legambiente che ha sottolineato come le aree protette siano delle opportunità proprio in virtù dei vincoli che le contraddistinguono. Altri partner sono Cia, Oleificio Il Progresso, Studio naturalistico Hyla e Landscape Office Agronomist.