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A tu per tu con la memoria. La famiglia Stefanini e Valentina Bischi

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Una serata particolare quella offerta ai numerosi spettatori presenti ieri sera dal Comune al Teatro degli Avvaloranti, rappresentato dal sindaco Scricciolo e dagli assessori Pugliese e Paggetti.  Un serata a tu per tu con i ricordi personali e familiari, che diventano civili e collettivi. Ed anche un 25 aprile, anniversario della Liberazione,  diverso. Niente addetti della politica con il foglietto in mano per dire il solito blabla, anche perché i tempi, con la mole dei problemi che si portano dietro  non consentono retorica a nessuno. Ma solo quella politica, inequivocabile ed essenziale,  che si può leggere nella vita di ognuno che fa poi la storia.

Si è cominciato con la consegna   agli eredi Stefanini di una targa commemorativa in omaggio a quanto fatto dai genitori durante il passaggio del fronte. C’erano i figli e parenti di Antonio e Prospero, che gestirono per tanti anni uno dei due forni del centro di Città della Pieve, l’altro è stato l’altrettanto famoso “Forno Bassini”, di cui parleremo prossimamente.

I fratelli Stefanini hanno gestito contemporaneamente anche un negozio di generi alimentari proprio nei locali che sono ancora utilizzati dalla famiglia come bar, all’angolo fra il Casalino, il Duomo, la Piazza e l’eterno negozio di stoffe di Luigi Scarpanti, meglio noto come “Gigi Bobicchia”.

Della famiglia Stefanini si è voluto ricordare il generoso comportamento durante i giorni della guerra e della fame quando si resero disponibili alle esigenze della comunità e delle famiglie più bisognose.

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Poi è toccato a Valentina, Valentina Bischi con il suo spettacolo-monologo “Insabbiati”. Con un’ottica rovesciata, la platea sul palcoscenico per indicare i veri protagonisti del racconto che andava in scena. Testo e recitazione tutta sua e  anche in questo caso tutto  un flusso di ricordi. Quelli della nonna, del nonno e soprattutto del padre, di Valentina, quell’Albertino che deve diventare grande troppo presto perchè il padre muore in Etiopia durante la guerra.

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E’ una storia vera, come conclude il  finale dello spettacolo. Protagonista una Roma popolare, le sue bande di ragazzini, la guerra non capita e non voluta e l’attesa, la distanza,  di un amore,  degli affetti che si costruiscono intorno ad una famiglia.

Abbiamo visto crescere Valentina, prima che come attrice, come bambina e come ragazza. Amica di un figlio e figlia di amici. Ed è  bello vederla crescere ancora  come donna, come artista e come autrice.

 

(g.f)

 

corrierepievese@gmail.com